Non sono un economista, non sono un virologo, non sono un epidemiologo. Vero. Dunque non entrerò nel merito delle misure annunciate, sui rischi delle varie ipotesi di riapertura, etc. Tuttavia, ho un’esperienza di oltre 40 anni di vita ospedaliera e da anni faccio corsi per aiutare i medici a comunicare con i pazienti: come impostare la relazione terapeutica ed evitare comportamenti che ne minino alla base la fiducia, come usare le parole per dimostrare interessamento e preoccupazione, come essere onesti con se stessi e con il paziente, come dare cattive notizie “abitando lo spazio” molto piccolo che sta tra l’empatia e la verità con la capacità di contemperarle entrambe.
Come si diceva da bambini, facciamo che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte era il medico chiamato al capezzale di un paziente grave, l’Italia, e prendiamo l’ultima conferenza stampa del Nostro che doveva annunciare la fase 2. Continua la lettura di “Facciamo che Conte era il medico e l’Italia un paziente grave” … bocciato!.
Siamo, in generale, realmente impressionati della tecnologia e delle sue possibilità. Pensiamo che la tecnologia sia in grado di risolvere tutti i problemi: dalla dieta da tenere al consumo di calorie di una certa attività fisica, dalla gestione del tempo libero alla valutazione di un certo ristorante, dalla comunicazione, vedi Facebook, alla possibilità di esprimere e diffondere un’idea, come questo che sto adoperando. Ancor di più l’essere disconnessi dalle nostre applicazioni sembra la peggior maledizione dei tempi attuali. E i dati ci dicono infatti che, ad esempio, il mercato delle applicazioni, pur mostrando una certa saturazione, è in continua espansione. Qualche dato: nell’Apple Store si possono acquistare oltre 2 milioni di applicazioni, quasi un universo parallelo, e nel 2015 sono stati scaricati oltre 156 miliardi di applicazioni a livello mondiale. Solo in Italia il mercato delle applicazioni, diventate sempre più pervasive, contribuisce al 2,5 % del PIL.
Tanto, tanto tempo fa ho letto un libro: “Parlami, ho tante cosa da dirti”. Purtroppo ricordo solo che si parlava di comunicazione all’interno della coppia, ma mi sembra che potrebbe essere una buona sintesi di come penso debbano essere i rapporti medico paziente. In fin dei conti anche la relazione medico paziente è, o dovrebbe essere, una relazione empatica.